Il Sistema Glinfatico è il nuovo asso nella manica del nostro Cervello.
Stiamo parlando di un elaborato sistema di rimozione di sostanze di scarto presente nel sistema nervoso centrale dei mammiferi che sfrutta meccanismi del tutto compatibili con il più noto sistema linfatico.

Sistema Glinfatico
Come già anticipato, il sistema glinfatico è in grado di mettere in atto un vero e proprio meccanismo di clearance di sostanze nocive all’interno del SNC.
Tra queste sostanza, possiamo riconoscere le proteine extracellulari, i fluidi in eccesso e i prodotti di scarto del metabolismo dei tessuti periferici, rimossi, tramite lo scorrimento convettivo del fluido interstiziale, facilitato dalla presenza di acquaporine (AQP4) nella membrana degli astrociti.
Se vi state chiedendo da dove derivi il nome di questo particolare sistema, dovete assolutamente sapere che il termine “glinfatico” è stato appositamente coniato per rimandare a due specifiche parole: le cellule gliali, che insieme ai neuroni formano il sistema nervoso, e il sistema linfatico, proprio perché le mansioni di quest’ultimo sembrerebbero coincidere con quelle svolte nel SNC da Questo sistema.
Scoperta recente
Diversamente da quanto si possa ritenere, per quanto sensazionale, la scoperta del sistema glinfatico risale al vicino 2012, quando un gruppo di ricercatori dell’Università di Rochester, capitanato dalla Dottoressa Nedergaard, decise di sfruttare elaborate tecnologie di imaging a due fotoni in vivo per poter monitorare il flusso di liquido cefalorachidiano nel topo ancora vivo.
La peculiarità dell’esperimento fu proprio quella di condurre gli studi su un topo vivente, così da poter mantenere intatto il compartimento liquorale, scoprendo come il liquor subaracnoidale, monitorato in tempo reale, entri rapidamente nell’encefalo tramite gli spazî paravascolari che circondano le arterie in ingresso e scambi soluti con il liquido interstiziale circondante.
Sistema Glinfatico Sonno
Siccome la ricerca non smette mai di sorprenderci, dovete assolutamente sapere che nel 2013, Lulu Xie e la sua squadra di esperti, ha condotto un esperimento analogo a quello dell’anno precedente, il risultato è stato quanto meno sbalorditivo.
Infatti, usando una combinazione di ionoforesi diffusiva, imaging a due fonti in vivo e elettroencefalografia, Xie scoprì come il sistema glinfatico sia quasi dieci volte più attivo durante il sonno, e di come mentre si dorme venga rimossa una quantità di proteina beta-ammiloide significativamente più elevata di quanto avvenga da svegli.
A questo punto, è scuramente interessante ricordare come, la beta-amiloide, proteina che tende ad accumularsi in placche nel cervello dei malati di Alzheimer, sia normalmente smaltita da questo sistema in persone sane.
Proprio per questo, ciò che i ricercatori mirano a scoprire è se un sistema glinfatico difettoso possa essere all’origine di questa malattia neurodegenerative; al momento, una particolare scoperta a favore della tesi rimane quella secondo la quale, spesso, i malati di Alzheimer soffrano di insonnia
Persone di mezza età, che accusavano un sonno di bassa qualità, avevano un rischio maggiore di declino cognitivo rispetto al gruppo di soggetti usati come controllo, analizzati 25 anni dopo.
Cosa aspettarci in futuro
Come si può facilmente intendere, quella del sistema glinfatico è una scoperta relativamente recente, proprio per questo, molte questioni sono ancora al vaglio dei ricercatori.
Tuttavia, non mancano teorie, che per quanto fondate, rimangono quantomeno sorprendenti; come quella secondo la quale, un paio di bicchieri di buon vino siano in grado di stimolare questo sistema e la sua azione purificatrice.
Migliora la qualità del sonno con il Biohacking. Non conosci il Biohacking? Clicca QUI sotto.